Perché assumere i fermenti lattici dopo l'influenza
Nel momento in cui l'organismo si ritrova a dover fronteggiare i virus influenzali, una particolare classe di difese immunitarie secretorie, ossia le IgA, sono completamente concentrate nel tentativo di debellare l'agente eziologico che causa la malattia.
Per questo, quando parliamo di infezioni intestinali, un gran numero di IgA verrà riversato all'interno della mucosa gastro-enterica, nel tentativo di neutralizzare l'effetto del virus e di riequilibrare i fenomeni osmotici delle cellule.
In casi come questo, la flora commensale subisce numerosi danni, specialmente se il soggetto assume specifiche classi di farmaci contro l'infezione, come per esempio gli antibiotici: essi hanno la capacità di distruggere il microbiota intestinale, andando così ad eliminare la sua funzione protettiva e lasciando il corpo in balia dei batteri patogeni.
La prima reazione che il corpo mette in atto per tentare di liberarsi velocemente dei batteri aggressivi è la dissenteria: la peristalsi intestinale subisce un notevole rallentamento, e per questo le feci e le sostanze di scarto vengono eliminate prima ancora che l'intestino sia in grado di riassorbirne l'acqua e i sali minerali.
In questo caso, assumere farmaci antidiarroici può essere una pessima scelta, perchè non farebbe altro che impedire al corpo di liberarsi degli agenti nocivi: al contrario, ripopolare la flora intestinale con probiotici e fermenti lattici ricchi di batteri eubiotici potrebbe davvero fare la differenza, portando la malattia enterica a risoluzione entro pochissimi giorni di assunzione.
Migliori fermenti lattici post-influenza: caratteristiche
I fermenti lattici che è preferibile assumere dopo stati influenzali, sono quelli che contengono un numero di particelle vive superiori a 4 miliardi: dopo questi eventi morbosi è infatti necessario intervenire con un trattamento particolarmente forte, in modo da ripristinare velocemente l'equilibrio del microbiota.
Questi integratori dovranno inoltre avere ulteriori caratteristiche, quali:
- pH acido: il mantenimento del pH fisiologico è a dir poco fondamentale se si vuole mediare il ribilanciamento del metabolismo cellulare. L'acidità o la basicità è infatti tessuto-specifica all'interno del nostro organismo: questo significa che, all'interno di determinati organi, le reazioni metaboliche saranno svolte al massimo della loro velocità solo a determinati valori di pH. Nel caso in esame, sappiamo che la produzione di acido cloridrico da parte dello stomaco va ad acidificare l'ambiente gastrico, il cui succo sarà poi unito al cibo digerito e trasportato all'interno dell'intestino;
- alto contenuto dei batteri commensali più comuni: essi sono essenzialmente i Lattobacilli, che nelle donne svolgono un'importantissima funzione anche a livello della flora vaginale, producendo i genitali interni dal rischio di infezione; i Bifidobatteri, ossia organismi in grado di eliminare il gas e limitare le coliche e il gonfiore intestinale; e infine gli Eubatteri, che costituiscono un vero e proprio "tappeto" sulle cellule enteriche, rappresentando le colonie più presenti in assoluto all'interno dell'intestino.
- capacità di effettuare una colonizzazione diretta: come già spiegato, i fermenti lattici sono dei prodotti integrativi a base di microrganismi commensali vivi, che hanno la funzione di riequilibrare la flora intestinale. Per raggiungere tale scopo, una volta ingeriti, questi elementi batterici devono non solo rivitalizzare le cellule batteriche residue, ma anche essere in grado di formare nuove colonie eubiotiche, al fine di ricoprire nuovamente l'intera superficie del manto enterico, per creare un'adeguata resistenza positiva alle colonie aggressive e potenzialmente patogene.
Probiotici e fermenti lattici: quali sono le differenze?
La differenza principale che intercorre tra fermenti lattici e probiotici, consiste principalmente nella loro capacità di sopravvivenza: i probiotici sono infatti in grado di arrivare vivi a livello intestinale in una percentuale più alta rispetto ai fermenti, e per questo avranno, di conseguenza, una capacità maggiore di formare nuove colonie.
Tuttavia, a livello di quantità di elementi batterici, spesso i fermenti sono caratterizzati da una maggiore carica, che permette di intervenire in maniera immediata sugli episodi acuti di dissenteria o su importanti sintomatologie intestinali.
I probiotici sono invece più indicati nei trattamenti di prevenzione, quando si hanno condizioni fisiche di disbiosi intestinale cronica con conseguenti mal di stomaco e pancia gonfia, per esempio dovuta a specifiche condizioni patologiche come la sindrome dell'ovaio policistico nelle donne o il morbo di Crohn.
In questo caso è possibile assumere i probiotici anche quotidianamente, proprio perchè formulati con una carica batterica più bassa che garantisca una maggiore tollerabilità intestinale, senza che l'apparato gastroenterico ne risulti sovraccaricato.
Anche condizioni fisiche meno gravi, come per esempio il meteorismo o la flautulenza, possono essere trattate mediante un'integrazione giornaliera di probiotici, andando a prediligere quelli con una grande quantità di Bifidobacterium longum.
Probiotici e prebiotici: l'alimentazione è fondamentale
Una volta compresa la differenza che intercorre tra i probiotici e i fermenti lattici, è arrivato il momento di parlare di prebiotici: essi non sono altro che particolari tipologie di cibi, in grado di fungere da veri e propri alimenti per la flora intestinale.
Un'alimentazione con un alto contenuto di prebiotici sarà quindi in grado di nutrire adeguatamente la propria flora commensale, dando la possibilità ai batteri eubiotici di combattere più efficacemente gli stati patologici intestinali e di garantire all'organismo una corretta evacuazione e il giusto assorbimento delle sostanze nutritive essenziali per il metabolismo.
La caratteristica principale di un ottimo prebiotico è l'indigeribilità: questi alimenti devono infatti rimanere invariati sia all'azione degli enzimi digestivi presenti nel cavo orale, che di quelli che si trovano nello stomaco, per raggiungere l'intestino nella loro forma originale.
Solo in questo modo potranno essere correttamente utilizzati dai batteri commensali come fonte di energia. Un esempio di prebiotici sono i prodotti con alto contenuto di fibre, come per esempio i fiocchi d'avena, le cipolle, gli asparagi, l'aglio e i carciofi.
Anche i cibi fermentati, come il kefir o i crauti hanno un'azione prebiotica, e sono particolarmente graditi dalla nostra flora batterica.